E la domanda rimane sempre la stessa: può una figura scolpita nella pietra e da sempre votata ad una millenaria apparente immobilità, liberarsi dal suo immobilismo e avanzare, indietreggiare, restare, fuggire, danzare, sollevarsi, cadere, camminare e sostare per poi riprendere la via…?
Può muoversi nell’aria e nello spazio?
Può raccontarci un “accaduto”?
Può diventare “pièce teatrale”?
Può rappresentare frammenti di vita, che non siano solo intuiti illusoriamente dall’espressività muscolare e corporea, ma piuttosto osservati realisticamente come in un filmato che svolge l’azione di un divenire rappresentato?
Può lo scultore diventare “regista e scenografo” delle sue storie e comporle in sequenze in modo visionario e poetico?
Può eseguire il “montaggio” della sua storia, anche se comunica immagini non imprimendole sulla pellicola, ma scolpendole nel marmo, fondendole nel vetro e forgiandole nell’acciaio?
Credo sia possibile, ma la mia ricerca è tutt’altro che terminata…
Lucca, Luglio 2020