Riflettiamo disorientati sulla realtà di questo momento che ci vede tutti reclinati dalle difficoltà per la pandemia da Covid 19.
Giriamo lo sguardo sul volto silenzioso dei nostri vicini e ci ritroviamo tutti, stupiti e spaventati, a fare i conti con lo stesso nemico invisibile, un pericolo che non avremmo mai pensato di dover affrontare e con il quale stiamo imparando a convivere. Proteggiamo la bocca, le narici e le mani e restiamo distanti gli uni dagli altri, amori affetti amicizie lavoro interessi svago… tutto indietreggia dai nostri occhi per avanzare come immagini del cuore… Tutto ci sembra limitare le nostre libertà.
Ci suggeriscono separazione e isolamento, evidenziando tratti di una solitudine che può inquietare e opprimere e alla quale il genere umano non è naturalmente predisposto. L’appartenenza ad un gruppo sociale, partendo da quello primigenio della famiglia, conferma la nostra tendenza all’aggregazione sociale,sia essa fisico/comportamentale che mentale/emotiva.
Seguendo il flusso di queste relazioni mi viene fatto di pensare alla solitudine di un’artista, la mia solitudine di sempre.
Cerco anche lì ombre scure e spaventevoli da cui poter fuggire, ma ancora, a distanza di tanti anni, non le trovo.
La mia solitudine non ha obblighi, né sbarre, soltanto aspettative. Rinnova la sua energia ogni qual volta si fa grembo gestatorio di nuove creazioni, premi catartici di una pace sospesa. Così essa è diventata quanto di più libero io conosca.
Le sue ombre sono trasparenti e si allungano silenziose e discrete segnando i confini di una penombra morbida, la mia isola privatissima. A distanza di tanti anni essa è ancora un luogo protetto dove potermi confondere nel bene e nel male di me, proprio come andavo scrivendo nell’ormai lontano 1992.
.. “L’aria che si respira nel mio studio, satura dell’odore di terra di creta, di ferro, di plastilina e di polvere di marmo, è densa e quasi materica. I suoni prodotti dagli attrezzi e dagli scalpelli, quando cantano la loro efficienza, sono penetranti e si alternano ai tempi del silenzio.
In nessun altro luogo del mio mondo regna un benessere così profondo. Il prezzo di questa sospensione senza paura è la mia solitudine, una solitudine esercitata, paziente, che con gli anni si è fatta composta e connotata. Essa figura uno dei miei due volti ed io, come Giano, ho imparato a voltare lo sguardo… Una parte di me sempre in ombra… E l’altra ormai spesso seguace…
Migliaia di ore trascorse favorendo il mio isolamento, hanno creato un circolo privilegiato ed esclusivo, un salotto nel quale incontrare la confusione dei miei pensieri e la mia immaginazione visionaria, una stanza di riflessione piena di parole non pronunciate, ricca di suoni silenziosi e colori atonali.
Un riparo dove tanti anni fa ho potuto udire distintamente l’eco di una memoria antica, della quale non avevo traccia, né alcun ricordo, che mi richiamava, ancora adolescente, al coraggio di esprimermi plasmando la materia…”
Da allora i miei pensieri rinnovano quegli incontri e si mettono in movimento, turbinando ostinati e liberi in un andirivieni disordinato, talvolta cadenzato e sempre ansioso. Si affollano e si spingono uno con l’altro ma poi, al richiamo della coscienza che ha dato udienza a tutti loro, sanno radunarsi e ricomporsi per districare i nodi delle emozioni, affinchè esse ritrovino le proprie radici e le distendano in una quiete apparente, ancora fertile di contraddizioni.
E’ proprio questa apparente quiete emozionale che cedo all’immaginazione, so che è arrivato il momento, l’idea è pronta per diventare esperibile e inizia il vero viaggio della comprensione. Essa conserverà comunque e sempre l’origine primordiale dei movimenti dell’anima che l’hanno voluta generare.
Le mie figurazioni altro non sono se non il racconto di un accadimento emotivo, avvenuto in quel luogo solitario dove ho voluto generarlo. Quando poi la realtà concreta del loro esistere gli dà volume e spessore le mie opere sono molto più che una presenza, sono una memoria, una compagnia e, sempre, una risposta. Esse sono in movimento con me, per me e per chi le vuole interrogare…
24 Novembre 2020
Claudia Amari