… “Io, io sapevo le cose fino in fondo”…
… “Scelsi, scelsi io di peccare, non voglio negarlo”… e ancora
… “Senti te invece che dolori in mezzo ai viventi.
Io li formai, riflessivi, sovrani del loro intelletto.
Anche prima di me guardavano ma era un cieco guardare”…
Eschilo

“… Dalla rupe di Scizia egli continua a gridare la profonda convinzione nella giustezza delle sue scelte…”.

“Il corpo possente e sicuro ha già tutta la corposa maestosità del marmo, egli è per me roccia inamovibile come incrollabili sono le sue convinzioni…”.

Prometeo, 1994-1997

Marmo di Candoglia.
Dimensioni: 70 x 72 h x 60 cm.
Opera esemplare unico.
Opera in vendita, attualmente di proprietà dell’artista.

Prometeo, riflessioni

Prometeo ruba il fuoco dall’Olimpo e lo dona all’uomo e per questo attira contro se stesso le ire di Zeus e la terribile punizione che lo aspetterà per il suo delitto.

Io mi sento legata al “Presago”, eroe solitario in un mondo di Titani immortali e di Giganti.
Questo affascinante Titano è per me simbolo di un’incondizionata e irreversibile
generosità… Prometeo porta agli uomini il fuoco rubato a Vulcano, attraversa i cieli con la ferula cava che ne imprigiona le scintille, e scende verso la Terra.

Il fuoco è elemento primordiale che segna l’inizio del progresso per l’umanità, è speranza di vita migliore e più evoluta, sembra essere la matrice dell’evoluzione stessa.

Nella mia mente l’atto del dono e il conseguente sviluppo della dignità umana, sono già scultura.

Ho rappresentato il Titano nell’attimo del dono, l’ho voluto quanto più possibile forte e fiero, ho personificato tutta l’umanità in un solo uomo, quasi animale, dapprima spaventato poi curioso, poi teso a ricevere il dono.
Da un lato sovrasta la conoscenza, dall’altro la brutale bestialità dell’ignoranza, da una parte la generosa partecipazione all’altro dell’intellettivo, dall’altra la curiosità come impulso primordiale all’apprendere; sono i semi del sapere che cadono sopra un terreno fertile pronto ad accoglierli.

Questo tema, ha assunto per me una rilevanza tale da potersi “leggere” con un sentimento che si pone al di sopra della determinazione logica, evidenziandone il carattere trascendente così, divenuto storia per me, ha potuto assurgere a mito.

Ha costituito cioè la congenita tendenza dell’uomo teso al miglioramento di sé, al di là e malgrado soprusi e delitti, lotte di potere e negazioni di libertà di un popolo verso l’altro, che pure si manifestano tutti i giorni nelle nostre cronache.

Da “Epifania senza ombre”, Prometeo e l’arte del marmo nel pensiero e nei gesti, p.87-94, C. Amari.