“… e qui ne limo
suo baratro dal fulmine trafitti
son gli antichi Titani al ciel rubelli”.
Virgilio, Eneide, VI, 864 – 866, A. Caro
“L’opera vuole essere rappresentativa della lotta per la conquista del potere.
La scena è sospesa negli attimi di uno scontro frontale…”.
“Un racconto scolpito nel marmo, una storia, una pièce de théatre”.
Titanomachia I, Zeus e Crono, 1993-1995
Marmo di Candoglia
Opera composta da cinque blocchi con i seguenti titoli e dimensioni:
Lotta finale, 50 x 100 x 20 cm;
Crono, La lotta, 55 x 46 x 32 cm;
Zeus, La lotta, 55 x 53 x 25 cm;
Crono, 59 x 23 x 20 cm;
Zeus, 56 x 47x 24 cm.
Opera esemplare unico.
Opera in vendita, attualmente proprietà dell’artista.
Sequenza girata all’’Istituto di Cinematografia Scientifica del Politecnico di Milano per lo studio della composizione scultorea “Titanomachia I”. Zeus e Crono.
Due uomini si fronteggiano e si misurano a distanza, preparandosi all’offesa
con la massima tensione e concentrazione.
Sono Zeus e Crono che preparandosi all’attacco compiono gesti susseguentesi nel tempo.
Essi sono raffigurati in sequenza stroboscopica nel loro progressivo avanzamento nello spazio.
Poi le due figure lentamente si avvicinano, uno dei due uomini sferra per primo il colpo fatale e decisivo, così calcolato e preciso da determinare la sconfitta del nemico.
Come Esiodo ci narra, la sete di potere, nelle leggende greche, ha determinato più di una volta l’usurpazione del trono delle dinastie celesti, e per ben due volte
il figlio ha spodestato il padre Crono contro Urano e successivamente Zeus contro Crono.
Quest’ultima fu una lunga lotta che vide i Titani divisi in due gruppi nemici e Zeus, titano esso stesso schieratosi con una delle fazioni, abbattere la potenza dei Cronidisul monte Othrys, ed instaurare la terza ed ultima dinastia divina, quella degli Olimpi, che avrebbe regnato per sempre tra gli immortali.
Questo episodio ben si presta a riflettere su alcuni aspetti della natura umana, come il fascino primordiale che sa esercitare il potere e il desiderio conseguente di possederlo, le guerre per conquistarlo e i soprusi per conservarlo.
Milano, 1992
Regia della Scena
Tracciato dei movimenti svolti in modo progressivo in uno spazio e, conseguentemente, accesso al tempo di svolgimento dell’azione.
Zeus contro Crono, ripresa III, Scena I.
Partenza:
Due uomini in piedi, di profilo
rispetto al proscenio, ai due la-
ti opposti dello spazio scenico, e
frontali uno all’altro.
Distanziati.
L’uomo a sinistra in posizione di
Armodio: figura protesa in avanti.
Gambe a compasso, gamba destra ar-
retrata; tallone sollevato.
Gamba sinistra flessa, pianta del
piede ben appoggiata.
Braccio sinistro teso orizzontalmen-
te in avanti, mano tesa in linea
con il braccio, dita distese.
Sottolineato studio della distanza
dall’antagonista.
Braccio destro indietro, gomito flesso
a formare un triangolo acuto,
mano disposta a pugno, rivolto verso
l’interno.
Testa protesa in avanti.
Perfetto equilibrio del corpo: l’asse
mediano perfettamente perpendicolare
alle spalle e alle braccia.
L’uomo a destra in posizione di
Aristogitone: figura elasticamente
protesa; gambe divaricate; tallone della
gamba sinistra, flessa posteriormente,
sollevato.
Fianco destro proteso in avanti.
Fianco sinistro arretrato e inclinato.
Braccio destro e gamba sinistra
disegnano una diagonale.
Braccio destro, flesso verso l’alto.
Braccio sinistro arretrato, leggermen-
te flesso.
Entrambi i pugni chiusi, orientati ver-
so l’interno.
Testa eretta.
Per ambedue lo stato di preparazione
allo scontro imminente viene posto in
risalto anche dalla tensione della mu-
scolatura del collo.
Sottolineata la massima contrazione mu-
scolare, come carico di forze e tensioni,
senza nessuna dispersione delle stesse
verso l’esterno, ma bensi polarizzate
all’interno della figura, ed in essa
racchiuse.
Non si deve trasmettere nello spazio
circostante l’irradiarsi dell’energia
di queste tensioni.
Avanzamento:
Il movimento deve avvenire lungo
direttrici oblique, convergenti in
un punto che è il centro dello
spazio scenico, come convergenza di
due lati su un angolo.
La rotazione del busto, per affron-
tare meglio il nemico, è più marcata
in Crono, che assume per primo una
posizione frontale.
Negli ultimi dieci fotogrammi è già insito il risultato dello scontro.
Zeus è terribilmente vicino al suo
obbiettivo, mentre il braccio di
Crono, partito da troppo lontano,
non può che arrivare ad assestare il
colpo ben dopo aver incassato il pu-
gno di Zeus.
L’offesa di Crono, ormai indebolito,
ha più un sapore velleitario che
realmente offensivo.
Finale:
Nell’attimo dell’aggressione.
I due uomini devono disegnare figure
geometriche quasi speculari.
Gambe aperte a compasso; ginocchio destro
dell’uno e sinistro dell’altro,
piegato anteriormente; l’altra gamba
rispettiva allungata posteriormente.
Busti piegati in avanti; braccia tese
che colpiscono il nemico, mentre le
rispettive sinistra e destra sono tese all’indietro,
esattamente parallele tra loro; pugni serrati.
Soltanto il pugno di Zeus arriva a colpire
la parte superiore destra, tra
la clavicola ed il collo.
Sottolineato con la precisione del colpo,
l’inutilità del proseguimento della lotta.
L’immagine del movimento deve risultare
incisiva e perfettamente calibrata, tale
da dare l’impressione della successiva
immobilità.
Anche la tensione muscolare deve restare
bloccata nei gesti.
La sconfitta di Crono non deve essere
palesata da un qualsiasi cedimento, né
nell’atteggiamento, né in un benché minimo
rilassamento della forza muscolare
impiegata.
Milano, 1992